Il volume, edito da CEDAM, costituisce la versione, parzialmente rielaborata, dell'opera "Procédure pénales d'Europe", edita in Francia nel 1995.
Nella sua originaria stesura, il volume costituisce l'interessante iniziativa della prestigiosa penalista parigina Mireille Delmas-Marty per una riflessione congiunta su un comune modello europeo di processo penale, attraverso l'analisi comparativa dei diversi sistemi.
La pubblicazione nasce infatti al termine di un lungo lavoro di ricerca condotto presso l'Institut de droit comparé della capitale francese con lo scopo di realizzare, al di là delle differenze, un costruttivo dialogo e un reale interscambio dei punti di vista transnazionali, evidenziando gli elementi già comuni, le possibilità di avvicinamento e le differenze "irriducibili" delle procedure penali tra i diversi Paesi europei.
E' appena il caso di rilevare che il testo in lingua italiana di Mario Chiavario non costituisce una mera traduzione del testo francese, non solo per gli aggiornamenti giuridici e per alcuni ritocchi di tipo funzionale ritenuti opportuni dall'Autore per una migliore comprensione del poliedrico argomento, ma soprattutto per l'attento lavoro di revisione del linguaggio volto a rendere quanto più comprensibili le terminologie e le diverse tematiche non sempre omogenee in ambito europeo.
L'opera costituisce dunque un utile compendio di sintesi delle legislazioni europee in materia di processo penale.
La prima parte, intitolata "Colpo d'occhio su cinque sistemi nazionali", illustra, per ciascun Paese (Belgio, Italia, Francia, Germania, Inghilterra), i tratti salienti delle procedure penali d'Europa: i soggetti processuali, le linee portanti del sistema processuale, le principali fasi dei procedimenti e i diversi poteri processuali.
La seconda parte, intitolata "Prospettive comparatistiche", è divisa in due sezioni contraddistinte, con terminologia simbolicamente teatrale, "personaggi" e "scenari e regie".
La "trama", a prima vista, sembra semplice e comune a tutti i Paesi: la Polizia constata il reato e partecipa alle indagini; il P.M. esercita l'azione penale e il Giudice accerta la colpevolezza e stabilisce la pena.
In realtà, più da vicino, emergono molti punti di divergenza e i "personaggi" e i loro ruoli evidenziano diversi criteri di distinzione. Tra questi: la contrapposizione tra procedura accusatoria (Inghilterra e Italia) e inquisitoria (Germania, Belgio e Francia); tra il principio di opportunità dell'azione penale (Inghilterra, Belgio, Francia) e quello di legalità (Germania e Italia); tra la figura di un giudice "istruttore" che svolge sia poteri d'indagine che di giurisdizione (Belgio e Francia) rispetto alla distinzione tra questi due momenti (Germania, Inghilterra e Italia).
Nella sezione "Scenari e regie", l'Autore tratta in maniera trasversale degli "obiettivi" del processo penale e delle sue "regole" nei diversi Paesi europei.
Tra gli obiettivi, spicca la "ricerca della verità", connessa al tema della prova e delle sue regole, tra cui il rispetto della privacy, affiancato poi dalla "pace sociale", intesa anche come reintegrazione del reo nella vita della comunità. Sopra tutti, quale obiettivo principale, vi è evidentemente la funzione primaria del processo di protezione dell'ordine e di difesa della società. Tra "gli obiettivi", l'Autore indica inoltre una sorta di inquietante desiderio di "esorcizzare" il crimine attraverso un complesso rituale volto a celebrare il trionfo del bene sul male.
Da questa considerazione, Chiavario sviluppa interessanti riflessioni sul rapporto tra processo penale e ruolo dei mezzi di comunicazione.
Garantire il diritto della collettività all'informazione non dovrebbe tradursi, come spesso accade nell'esperienza concreta, in "un vero processo penale parallelo" che non agevola la "ricerca della verità".
La problematica delle relazioni tra giustizia e mezzi di comunicazione è quindi correlata dall'Autore a specifiche riflessioni sulla necessità del "segreto". Sul punto, si osserva che i diversi ordinamenti europei disciplinano e assicurano in maniera non uniforme un corretto equilibrio tra un "segreto necessario" e una "pubblicità indispensabile". L'Autore sottolinea in particolare come il segreto istruttorio sia pienamente rispettato solo in alcuni Stati (Inghilterra e Germania), mentre in altri (Francia, Belgio e Italia) appare talvolta disatteso e si evidenzia maggiormente l'ingerenza dei media.
In conclusione, il testo individua nelle legislazioni europee in materia di processo penale:
- un "quadro di fondo", in cui la "ricerca della verità" soggiace per lo più ai medesimi principi a tutela del diritto (legalità, uguaglianza e garanzia giudiziaria), delle persone (dignità delle persone, tutela della vittima, presunzione di innocenza) e della "qualità del processo" (rispetto dei diritti della difesa, equilibrio tra le parti, proporzionalità, celerità della procedura);
- due opposti modelli, accusatorio e inquisitorio, che tuttavia sembrano evolversi e trasformarsi nei vari ordinamenti, in particolare in relazione al modificarsi del ruolo del giudice nel sistema processuale;
- alcune "zone d'ombra", poco disciplinate (procedure derogatorie, negoziali, mediatiche).
Come si legge nelle pagine introduttive del testo in lingua italiana, il volume è quindi "un test significativo e (forse) un'occasione per qualche verifica anche in casa nostra". Ciò soprattutto tenuto conto, come evidenzia l'Autore, dell'attualità dell'interesse del tema nel complessivo disegno di riforma in atto riguardante le garanzie processuali.
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